Cultura d’impresa e cultura del rispetto: ASA e Women For Freedom per un nuovo modello di impatto

Ad unirle un forte senso di appartenenza al territorio, la volontà di avere un ruolo attivo nel promuovere l’inclusività, la valorizzazione della differenza come elemento di forza per generare cambiamento, l’impegno nella sensibilizzazione contro ogni forma di violenza e il desiderio di contribuire alla diffusione della cultura del rispetto. Che ASA e Women For Freedom fossero destinate ad incrociare le loro strade era scritto nel loro destino. L’occasione che ha portato le due realtà ad incontrarsi e a mettere in comune i propri obiettivi nasce da un fortunato incastro di visioni. A raccontarlo è Sara Memo, Responsabile progetti di Women For Freedom, associazione bassanese nata nel 2014 con l’obiettivo di “creare un nuovo stile di azione umanitaria efficace ed efficiente per offrire protezione, assistenza e riabilitazione a donne e bambini vittime di sfruttamento sessuale, traffico umano, violenza e povertà in Italia e nel mondo”.

A caratterizzarla non sono solo le persone da cui è nata l’idea, ma anche lo spirito e il metodo che è alla base delle progettualità realizzate.

Women For Freedom è un’associazione no profit che, però, del “modello” profit ha fatto la sua traccia..

Sembra un gioco di parole ma è davvero così. Innanzitutto l’associazione nasce dal desiderio di un gruppo di amici di operare concretamente per cambiare le cose, partendo da una visione inclusiva che dell’equilibrio di genere fa uno dei suoi pilastri. A partire dai suoi fondatori, tutti provenienti dal mondo della cooperazione e con percorsi di volontariato in diversi paesi del mondo. Le loro competenze in ambito professionale unite alla loro sensibilità hanno portato alla creazione di una realtà che, pur non avendo il profitto economico come fine ultimo, si struttura con un modello organizzativo e una logica aziendale. 

Sebbene voi siate stati dei pionieri in questa direzione, questo modus operandi sta diventando sempre più diffuso anche in altre realtà del terzo settore..

Sono anni ormai che si parla di quarto settore per indicare uno spazio ibrido tra il secondo, nel quale rientrano le aziende, e il terzo di cui fanno parte realtà come la nostra. Questa sorta di “terra di mezzo” nasce dall’evoluzione degli ultimi anni, durante i quali le aziende hanno cominciato ad avere un ruolo sempre più attivo in chiave comunitaria. Per rispondere a questo cambiamento anche il terzo settore ha compreso di dover cambiare pelle dandosi una organizzazione propria del secondo settore.

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Sara Memo - Women For Freedom

Nel caso specifico di Women For Freedom questo come si codifica?

Avendo Women For Freedom una genetica aziendale, da sempre lavora con le imprese per farne un partner di sviluppo. Siamo consapevoli che oggi le aziende non sono solo luoghi dove dedicarsi alla produzione, ma anche contesti efficaci per generare il cambiamento, avendo un bacino di riferimento molto ampio. Penso non solo alla loro popolazione interna, ma anche all’indotto umano esterno composto dalle famiglie dei dipendenti, dai fornitori e da tutto l’universo che vi gravita attorno.

Come rispondono le aziende a questa proposta di contaminazione valoriale?

Le aziende del territorio vicentino si dimostrano molo sensibili in questa direzione, non a caso questa provincia per numero di imprese benefit è tra le prime in Italia. La diffusa cultura solidaristica è per noi humus per far fiorire progetti ed iniziative.

Le iniziative che proponete alle aziende non nascono solo da format prestabiliti, ma, spesso, sono il frutto di una progettualità sviluppata congiuntamente…

Partiamo dal presupposto che, nel 90% dei casi, le interazioni con le aziende hanno animo filantropico che si esprime nell’aderire ad alcune nostre campagne, come ad esempio quella di Natale, o in donazioni. Diverso il caso in cui, invece, le aziende diventano nostre partner. In quest’ottica lavoriamo a 4 mani per sviluppare dei progetti mirati che rappresentino il reale bisogno dei nostri interlocutori sulla base del contesto e del loro momento storico. Un approccio che procede per step e punta a creare continuità.

Il primo step?

E’ inter-organizzativo. Insieme all’azienda progettiamo un intervento specifico come, ad esempio, seminari di sensibilizzazione o esperienze immersive che dell’arte fanno la loro prima ispirazione.

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Liberamenti 2025 - Festical Women for Freedom

Ogni due anni, l’associazione organizza il Festival Liberamenti che, tra le varie iniziative, ospita una mostra dove trovano spazio diverse arti figurative. Al termine della kermesse queste opere entrano a far parte del nostro patrimonio culturale e noi le prestiamo alle aziende, su richiesta, perché vengano esposte nel loro interno. Un modo “diverso” per sensibilizzare ai valori che ci sono cari e una opportunità, per chi sceglie questo percorso, per celebrare momenti della vita aziendale in modo impattante e stimolante.

Fare cultura, generare nuove visioni e stimolare pensieri “altri” con l’obiettivo di far fiorire un nuovo modo di creare consapevolezza e vivere relazioni sane in una comunità: se questi sono parte dei vostri obiettivi che partner avete trovato in ASA?

Un partner molto ricettivo e disponibile a mettersi in prima linea nel definire un percorso che fosse ispirante per tutto il proprio personale. In ASA non ho solo trovato un ambiente molto confortevole, un clima accogliente e tranquillo, ma anche fortemente rispettoso. L’intervento che faremo è stato proposto ai dipendenti che potranno liberamente scegliere se parteciparvi o meno. Un segnale chiaro di attenzione nel tener conto della libertà di ciascuno. 

Dalle premesse alla concretizzazione il passo è breve: cosa accadrà in ASA?

Il 5 Novembre, in azienda, prenderà forma un intervento che rientra in un percorso già iniziato liberamente dall’azienda lo scorso anno. Il nostro sarà dunque un ulteriore tassello che si incunea in un’opera di sensibilizzazione che ha un passato ma che si proietta nel futuro. Il personale aziendale sarà invitato a prendere parte ad un momento di condivisione centrato su temi come la violenza di genere, le varie forma di violenza, contesto da cui queste nascono, le microaggressioni quotidiane che vengono spesso fatte senza rendersene conto. A corollario daremo anche qualche dato, sempre utile per comprendere il “peso” di questa cultura patriarcale che può poi portare a pericolose derive. Daremo infine anche semplici strumenti funzionali al cambiamento avvalendoci di soluzioni giocose e coinvolgenti. 

Perché suggeriresti al personale ASA di partecipare all’incontro?

Stiamo vivendo in un momento storico buio dove violenza, odio e negatività sono così comuni da essere percepiti come inevitabili. Uscire da questo loop è possibile, ma ognuno può e deve fare la sua parte comprendendo come il cambiamento sia figlio di azioni personali costanti. Anche piccole, ma attente e rispettose dell’altro. ASA e i suoi collaboratori possono dunque essere degli attivatori di questo percorso: mettendo in campo la loro energia e il loro impegno possono essere un ponte verso un futuro che parli un’altra lingua.

La collaborazione tra ASA e Women For Freedom prevede anche un secondo step…

E’vero! Il 4 Dicembre, nel pomeriggio, ASA offrirà infatti ai suoi dipendenti la chance di uscire dall’azienda negli orari di lavoro per visitare la mostra organizzata nel corso del Festival Liberamenti a Bassano. Il 2025 avrà come tema la Libertà, declinata nelle accezioni “Libertà da...” e “Libertà di...” attraverso varie forme d'arte, sia nell'ambito di eventi e performance che di mostre e installazioni. Oltre ad artisti e associazioni del territorio, verranno inoltre invitati ospiti di rilievo nazionale. 

Sin qui l’oggi. Ma se “continuità” vuole essere l’obiettivo della partnership tra le due realtà, come immagini possa proseguire la contaminazione reciproca?

Mi piacerebbe che le riflessioni sulla parità/equilibrio di genere, potessero essere estese in azienda anche ad altri ambiti – trasferendo le metodologie apprese – per rendere l’azienda sempre più inclusiva e valorizzatrice del capitale umano. Un tema molto sentito e su cui ci impegniamo per riuscire a fornire degli strumenti che consentano non solo la convivenza di valore, ma anche la crescita contemporanea di colleghi con anagrafiche, culture e religioni diverse. Il “diverso” da me non è un nemico, ma un elemento di arricchimento.

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